17.10.2024
Opening da Spazio Mala, studio multidisciplinare guidato da Bevilacqua Architects, in un percorso espositivo tra design e architettura. Protagonisti sono gli oggetti di interior realizzati in esclusiva per il Festival. L’opening è accompagnato dal DJ set di @lelaxein.
| SPAZIO MALA – VIA DEI BANCHI VECCHI, 21 |
Mostra: venerdì e sabato 10:00–18:00.
Opening con DJ Set di Lela Xein giovedì 19:00–21:00.
Gratuito. Ingresso libero.
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@roma_diffusa
@spazio_mala_roma
Via dei Banchi Vecchi 21
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Projects
@martabevi @marco__bevilacqua @bevilacquaarchitects
Iron and glass manufacturing: @brancalab
Wood manufacturing: @pazienzafalegnameria
Upholstery and fabrics: @boccascena_artiemestieri
Sound technology: @spazioemotiontechnology
Garden design: @arianna_mattana
Photo: @daniele.giovagnoli, @riccardopelliccia_, Serena Eller, Simone Bossi, Sonia Chor
Texts curated by: @giu__mura
21.06.2024
Nel 1920 lo scrittore ceco Karel Čapek, su suggerimento del fratello Josef, pittore cubista, utilizzò il termine “robot” (plurale roboty) come nome degli operai artificiali nel dramma teatrale R.U.R. In ceco robota significa “lavoro pesante”. Il titolo R.U.R. è la sigla della Rossum’s Universal Robots, la multinazionale che, nella pièce teatrale, produce creature progettate per lavorare al servizio dell’umanità ma che all’umanità, nel corso della vicenda, si ribellano. Il dramma andò in scena a Praga il 25 gennaio 1921 e ottenne un immediato successo. Negli anni successivi fu rappresentato ad Aquisgrana, Varsavia, Belgrado, New York, Berlino, Vienna, Londra, Zurigo, Parigi, Bruxelles, Stoccolma, Tokyo; in Italia suscitò subito interesse ma fu pubblicato solo nel 1929 e rappresentato nel 1933 all’Accademia dei Fidenti di Firenze. La fama mondiale dei robot dei fratelli Čapek subisce però un fraintendimento teatrale: interpretando l’ansia novecentesca del progresso tecnologico inarrestabile, scenografi, costumisti e registi di tutto il mondo rappresentarono i robot come creature meccaniche. Il testo invece parla di un processo chimico, quasi genetico: “La natura ha scoperto solo uno dei modi di organizzare la materia viva. Esiste però un altro modo, più semplice, più comodo e più rapido”. Come quasi mezzo secolo dopo gli androidi di Philip Dick, i robot immaginati da Čapek sono fatti di carne, non di metallo, e come gli androidi e i replicanti di Blade Runner non si limitano a denunciare i rischi del progresso ma parlano, soprattutto, della potenza dei sentimenti nelle fasi di trasformazione. Parlano di trasformazione e sentimenti anche i cinque robot (Zia in difficoltà, Pupilla, Labirinto, Radar e La donna di carta) presentati nello spazio Mala di via Dei Banchi Vecchi, che nasce come luogo di lavoro e alla tradizione artigiana resta legato dopo un radicale intervento di ristrutturazione. Non metalliche, né biotech, solo in parte cinetiche, le sculture sono composte con due fra i materiali più antichi della costruzione manuale, il legno e la ceramica. Si aggiunge la carta, stampata, come supporto per tre letture. “Zia in difficoltà” è un racconto di Julio Cortázar tratto dalle Historias de cronopios y de famas (1962). Affronta i temi del limite sottile che distingue convenzioni umane e leggi di natura e del rispetto per le paure irrazionali che questo può generare. Transizioni” è un brano dal capitolo di apertura di Ricordando Berlino (2015) di Ilaria Gatti. Voci perdute nelle catacombe della Roma antica rimandano ad un viaggio nella parte più profonda della mente.“Inno” chiude la raccolta Willful creatures (2005) di Aimee Bender. In un mondo post-catastrofe in cui il cambiamento ha minato la struttura del corpo umano, una comunità trova la sintesi fra estrema differenziazione e armonia del sentire.
Ilaria Gatti, Emanuele Scoppola
21.12.2023
SPAZIO MALA, nasce dall’incontro tra Laura Ambroseno, imprenditrice italo americana di San Francisco e Marta Bevilacqua, partner dello studio romano Bevilacqua Architects. Dopo la progettazione di una casa a Roma, insieme fondano l’associazione culturale MALA, recuperando una ex lavanderia in Via dei Banchi Vecchi 21 con un intento ambizioso: valorizzare e promuovere l’arte e l’artigianato locale, con l’obiettivo che lo spazio diventi punto di riferimento culturale, piattaforma di crescita e ricerca per designer. Non una galleria in senso canonico, non una residenza, non un laboratorio, non un atelier, ma un luogo di creazione e benessere, di lavoro, connessioni ispirata la ristrutturazione. Da SPAZIO MALA si accede attraversando uno spazio metafisico, un portale in vetro e ferro nero. Una volta entrati, l’involucro architettonico riflette il medesimo carattere dinamico, leggero, flessibile con cui è stato concepito: una serie di ambienti concatenati, disposti su due livelli e collegati tra loro in sequenza da aperture ad arco, omaggio all’archetipo costruttivo romano. Uno spazio nuovo, centralissimo, capace di mettere in scena la vitalità delle strade romane, integrare il passato con il presente, l’arte con la produzione, il pubblico con uno spazio riconsegnato alla citta’.